Idee e iniziative per collaborare all’integrazione

Storia e cultura per capire un popolo

Lo scorso 15 dicembre si è tenuto, presso l’auditorium dell’Oratorio di San Rocco, il concerto “Incontro con la musica classica albanese”. Una serata riuscitissima, durante la quale il pubblico ha potuto ammirare per la prima volta la sala che sarà ufficialmente inaugurata il prossimo 9 giugno, insieme al resto della nuova ala dell’Oratorio.
Il programma ha previsto le esibizioni di eccellenti musicisti albanesi, che hanno eseguito brani di musica tradizionale e contemporanea della propria terra d’origine. Ha partecipato al concerto anche la Schola Cantorum della Parrocchia Maria Madre della Chiesa. Presenti alla serata il Console generale d’Albania a Milano, Spartak Topollaj, e monsignor Iginio Passerini, vicario generale della diocesi di Lodi intervenuto in rappresentanza delle Acli regionali di Lombardia.
Coordinatrice dell’evento è stata Vasenka Rangu, collaboratrice nell’area comunicazione della Fondazione UECO (Orchestra da Camera dell’Europa Unita) con sede a Milano. Vasenka Rangu è originaria di Scutari, nell’Albania settentrionale, da cinque anni è in Italia e da circa quattro anni vive a Sant’Angelo.

Vasenka Rangu

La sua amicizia con don Pierluigi Leva e la cooperazione di numerose associazioni barasine hanno reso possibile la realizzazione del suo progetto.
Dottoressa Rangu, com’è nata l’idea di questo concerto e come si è sviluppata?
L’idea è stata mia. Innanzitutto ne ho parlato a don Pierluigi, il quale mi ha appoggiato subito dicendomi “Vuoi fare un concerto? Benissimo, farò in modo di farti preparare l’auditorium per la data stabilita”. Volevo fare una cosa utile agli albanesi, per aprire nuove strade e coinvolgere diverse realtà. Le Acli regionali della Lombardia mi hanno quindi presentato i volontari di Sant’Angelo, i quali sono stati immediatamente disponibili per coinvolgere altre associazioni. La Provincia di Lodi e il Comune di Sant’Angelo hanno patrocinato l’iniziativa.
I musicisti fanno parte dell’orchestra per la quale lei lavora?
No, i musicisti sono tutti miei carissimi amici i quali, appena ho presentato loro l’iniziativa, mi hanno subito risposto “Bellissimo, ci saremo!”. Sono venuti da Cosenza, Mantova, solo alcuni fanno parte dell’orchestra dell’Europa Unita, ma tutti quanti eravamo pronti a presentare un po’ della nostra cultura in questa serata.


I musicisti Lodi Luka al pianoforte e Kerem Brera al violoncello durante il concerto effettuato
il 15 dicembre 2006 presso l’auditorium dell’Oratorio di San Rocco. (foto Emilio Battaini)

Quella albanese è una delle prime comunità di immigrati a Sant’Angelo, eppure non ci sono mai state iniziative del genere sul nostro territorio. Come mai?
Io sono qui da cinque anni e il mio percorso non è quello di molti albanesi. All’inizio ho fatto fatica ad integrarmi: a Milano era più facile, invece a Sant’Angelo la gente, se non mi conosceva, magari non mi rivolgeva neanche la parola. Probabilmente la stessa cosa è successa con i miei connazionali. Le notizie brutte fanno più voce che le notizie belle e forse questo ha creato un blocco.
C’è quindi la voglia di farsi conoscere?
C’è ovviamente da parte degli albanesi. Come dicevo, anche io all’inizio ho fatto fatica ad integrarmi, ma da quando le persone qui intorno mi hanno conosciuta devo dire che mi trattano come se fossi una santangiolina. Quando la gente ci ha conosciuti, solo in quel momento ci ha accolti benissimo. Con le Acli regionali stiamo lavorando per mettere in piedi un giornalino in albanese e italiano. Stiamo pensando di uscire con quattro numeri all’anno e il primo numero se tutto andrà bene uscirà per Pasqua. La diversità rispetto ad altri giornali del genere sarà il fatto che questo sarà in due lingue, ciò che darà l’opportunità di collaborare a tutti gli albanesi in Lombardia e l’opportunità di informare anche il nostro popolo accogliente sulle nostre iniziative e su come noi ci muoviamo.
Crede che la società civile sia una buona base di contatto?
Certamente, io ne sono sicura perché già per questa prima iniziativa la collaborazione di tutte le associazioni è stata molto positiva e ho notato una voglia di conoscerci che mi ha fatto veramente un grande piacere e mi ha dato soddisfazione. C’è qualcosa di positivo in questo mezzo, e nel momento in cui ci saranno altre iniziative la collaborazione con le as-sociazioni è una delle cose più belle.
Ha ancora senso parlare di due culture che si incontrano o andiamo verso l’ibridazione?
Diciamo che in certi punti ci incontriamo, in certi punti no. Abbiamo una diversità in mezzo, ma secondo me la collaborazione, se tutte e due le parti la vogliono, sarà positiva. Comunque, è cominciando a penetrare la cultura che si fanno i primi passi. Un popolo lo si capisce con la storia e la cultura, se si conoscono questi due elementi fondamentali è più facile entrare nella logica di un Paese. L’iniziativa del concerto non è nata a caso: mi si può dire che è comunque solo un concerto, però anche ascoltando la musica albanese si capisce che siamo un popolo che si porta la propria storia sulle spalle.
Quali sono gli sforzi maggiori che le due realtà, italiana e albanese, devono compiere per venirsi incontro?
Da parte italiana, credere un po’ in noi. La maggior parte dei santangiolini con i quali io ho rapporti hanno già avuto una delusione dagli albanesi, però le dita di una mano non sono tutte uguali, per cui la persona dovrebbe essere valutata secondo la conoscenza, la confidenza che le si concede. Da parte degli albanesi, lo sforzo dovrebbe essere di sentirsi liberi di esprimersi. L’albanese deve sentirsi libero perché siamo persone libere, oramai. Noi proveniamo da una realtà, un Paese che per cinquant’anni è stato guidato dal dittatore più crudele della nostra epoca, perciò l’albanese nel carattere è molto chiuso, non si fa conoscere. Però abbiamo anche noi dei lati positivi che sono virtù da apprezzare.
“Il Ponte” vorrebbe essere uno dei mezzi su cui far passare le voci dei suoi connazionali che sentono l’esigenza di esprimersi. Ci auguriamo di trovare occasioni di collaborazione, nell’interesse della nostra città.
Sono sicura che ce ne sarà modo. Grazie.

Giuseppe Sommariva