Viaggio tra gli immigrati della porta accanto

Una iniziativa di ascolto e accoglienza

Lo sportello “ConTatto” delle ACLI, punto di riferimento per chi vive situazioni di disagio


Un gruppo di immigrati ritratto durante l’inaugurazione della sede Acli “ConTatto” il 6 marzo 2004

ConTatto è un progetto delle Acli nato nel 2003 come sportello di ascolto e accoglienza non solo per la popolazione immigrata, ma per chiunque viva un disagio. Le problematiche qui affrontate sono di carattere generale e se da un lato la finalità è quella di intercettare le esigenze di stranieri e disagiati, dall’altro, per raggiungere lo scopo, il suo raggio d’azione s’allarga fino a comprendere funzioni di filtro e raccordo fra le altre associazioni che lavorano nel campo e le istituzioni comunali e provinciali.
È presso questo sportello, infatti, al civico 4 di via Mons. Rizzi, che avviene il primo incontro ed ogni contatto (si parla di circa 300 primi passaggi all’anno, di circa 500 se si comprendono le volte successive), viene contato. Da lì poi ciascuno verrà indirizzato laddove si riterrà più utile per lui. È un ruolo, quello di essere un po’ “l’ombelico” di questa parte di Lodigiano, che ConTatto si è ritagliato nel tempo. E una delle maggiori difficoltà sembra proprio lo smantellamento della vecchia logica per cui ciascuno porta l’acqua al proprio mulino. Chi si presenta e trova l’operatore (stabilmente assunto, ma disponibile a oltranza) o uno dei volontari, cerca casa, lavoro, regolarità. Chiede istruzione per i figli e per sé, assistenza sanitaria, ma anche cibo e vestiti.
Vittorio Rusconi, giovane presidente delle Acli, conferma che: “In questi tre anni ConTatto è diventato un punto di riferimento anche per il Comune”.
Chi chiede per esempio di essere inserito nelle liste di assegnazione delle case popolari, viene di solito invitato a rivolgersi a loro per la documentazione del caso. Rusconi e gli altri, grazie all’attenzione posta dalle Acli su una costante formazione (“Non è più possibile – lo ha dichiarato Pinuccia Bracchi, ex presidente Acli e attuale referente del progetto – prestare un volontariato senza specifiche competenze”) sono in grado di fornire indicazioni valide per il rinnovo dei permessi di soggiorno, lavorando in rete con Questura, Prefettura e il loro stesso Patronato di Lodi, e a fornire un valido appoggio nel periodo in cui vengono riaperti i flussi.
La preoccupazione più grande per i clandestini resta quella della regolarizzazione, la qual cosa è strettamente legata alla possibilità di avere un lavoro e la residenza.
Anche chi cerca una badante trova qui risposte precise. Il lavoro nero viene scoraggiato perché lavoratori e datori siano tutelati.
Si cerca di far fronte allo stato di indigenza collaborando con Fac e Caritas, le due associazioni che fanno capo ciascuna ad una delle due parrocchie barasine.
Le madri in attesa sono invece indirizzate al Cav.
Dopo un primo fondamentale colloquio, durante il quale risultano vincenti sensibilità e fermezza, accertato il grado e il genere di difficoltà viene rilasciata una tessera. Per ottenerla occorre presentare un documento che consenta di registrare nome, cognome e domicilio.
La tessera, a seconda del colore, permette al titolare di presentarsi presso una delle associazioni di cui sopra e ottenere una piccola spesa mensile ed il vestiario.
“Non è molto – commenta Rusconi – ma è sempre qualcosa”. Chi cerca un tetto può, da un paio d’anni, contare sulla riapertura della casa d’accoglienza co-condotta con le altre associazioni e con l’Isti-tuto delle Missionarie del Sacro Cuore e situata presso lo stesso monastero di piazza De Martino.
È l’Istituto, però, a garantire la copertura dei costi di gestione. Non tutto è sotto controllo. Non lo si può negare.
Qualcuno tenta sempre di passare attraverso le maglie dei regolamenti. Lo ammette più volte lo stesso Rusconi: “Fatta la legge... – ma subito continua affermando che – alla base ci dev’essere un rapporto di fiducia – al punto che – terminato il bisogno, c’è chi restituisce la tessera”.
Per facilitare l’orientamento fra i diversi uffici, istituzioni, servizi, viene gratuitamente distribuita una guida redatta in sei lingue (italiano, francese, rumeno, albanese, arabo e inglese) realizzata grazie a parecchio lavoro volontario. Sfogliandola si può sapere che il diritto all’istruzione, in Italia, è garantito anche agli irregolari, o che la tessera sanitaria viene rilasciata solo avendo la residenza, ma che al Pronto Soccorso non richiedono alcun documento.
Il tutto è orientato al concetto di bidirezionalità.
Ogni diritto richiede un dovere, ogni attività promossa chiede un passo agli stranieri verso l’integrazione e uno agli italiani, in questo caso ai santangiolini, verso l’accoglienza, e non è sempre facile…
Tanto rimane ancora da dire e tanto ancora dirò.
Fulvia Cresta