Un patrimonio artistico da recuperare e conservare

I segni della devozione sui muri delle case
Le immagini sacre, espressioni poetiche di un passato non molto lontano, rappresentano una parte importante delle nostre tradizioni popolari


Statua di San Rocco, nel cortile al n. 24 di viale Monte Grappa

Le pitture murali, le edicole, i santi e le madonne dipinte sui muri delle nostre case, nei cortili, lungo le vie e nei cascinali, stanno scomparendo a poco a poco. Alcuni di questi segni si sono salvati, forse ancora per poco tempo, dall’abbattimento o rifacimento di vecchie abitazioni, dove l’edilizia pubblica e privata ha fatto scempio di questi simboli della religiosità più autentica.
Alcuni li hanno definiti “santi alle finestre”, “preghiere dipinte”: espressioni poetiche di un passato non ancora lontano che offrono ai nostri occhi messaggi di semplicità e profonda devozione.
Dal punto di vista artistico, queste espressioni religiose sono catalogate come episodi d’arte minore e popolare ma, in virtù del loro linguaggio essenziale fatto di semplificazione delle immagini, si tratta di veri capolavori di ingenuità pittorica, molto vicini ai più celebrati dipinti “naïf”.

Madonna col Bambino,
copia di un dipinto di
Bernardino Luini,
in via Bolognini,
autore Manlio Oppio
edicola all’inizio
di vicolo Pontida
Madonna Immacolata (demolita nel 1968) in via Don Savarè

Più che affreschi, i dipinti possono essere classificati come tempere, solitamente realizzati su una normale superficie murale, con materiali poveri e poco adatti, con la conseguenza di essere facilmente deperibili al contatto con gli agenti atmosferici e lo smog.
La volontà della gente di realizzare queste immagini sulle proprie case non si spiega solo con un’usanza o con la tradizione, ma con la necessità di benedire la casa stessa e i suoi abitanti e con il desiderio di un legame col sacro così come l’uomo non può fare a meno delle necessità quotidiane come il cibo, il lavoro e il riposo.
Come in altre località del territorio, numerose di queste immagini murali erano collocate anche a Sant’Angelo: lo testimoniano le 24 richieste di benedizione da parte del parroco “…per la maggior venerazione di dette immagini…” conservate nell’Archivio parrocchiale, che coprono il periodo dal 1816 al 1883.

Madonna Immacolata nel cortile al n. 15 di via Morzenti; Crocifissione in via San Martino

Attraverso questi documenti è possibile conoscere il nome degli autori di questi dipinti, i pittori santangiolini Santo Savarè con il figlio Giovanni Battista, Santo Ferri, Giuseppe Toscani e Vittorio Toscani.
A questo gruppo si aggiungerà, nella prima metà del 1900, il pittore Manlio Oppio
Scorrendo l’elenco risulta evidente che l’effigie della Madonna, nelle sue diverse attribuzioni e tipologie, era quella maggiormente rappresentata. Ad esempio: la Beata Vergine col Signore morto e San Giovanni sulla casa di Domenico Semenza (detto il Mesto) e la Madonna del Rosario alla cascina Boffalora di Gaetano Rozza, fittabile.
Essendo le figure facenti parte del culto del rione di San Rocco, questa parte del territorio santangiolino era punteggiata da dipinti con la Beata Vergine del Carmine, in alcuni di essi rappresentata assieme al protettore San Rocco.
Ben distribuita in diverse contrade era l’immagine della Madonna di Caravaggio, che apparve la sera del 25 maggio 1432 ad una giovane donna chiamata Giovannetta.
La più rappresentata in tutta la borgata, dall’anno 1861, era però la Madonna Immacolata, certamente sull’onda emozionale della definizione del dogma da parte di Pio XI nel 1858.
Non mancano raffigurazioni composite: la Madonna delle Grazie con San Rocco da un lato e Santa Marta dall’altro per Tonali Maria, vedova Corbellini, alla Cascina Branduzza; la Beata Vergine Maria “Madre delle Grazie” sulla via comunale dal Boscone alla Favorita; Gesù Cristo al pozzo di Giacobbe con la samaritana, per Giuseppe Antonio Brandolini, in contrada San Martino.
Al numero civico 484 della contrada Massaglia, era collocato un Crocifisso, benedetto nel 1863, che è ricordato come meta devozionale di innumerevoli parrocchiani.

Adorazione dei Magi in piazza Libertà
Madonna col Bambino in via Umberto I, autore Giuliano Bonaventura
San Giuseppe al n. 42 di via Nazario Sauro


Vi erano pure dipinti murali desunti dagli affreschi di colleghi più famosi: è il caso dello Sposalizio di Maria Vergine di Raffaello, opera ripresa dal pittore Santo Ferri per Francesco Pozzoli, in contrada Sant’Antonio (ora via Mazzini), benedetta nel novembre 1833.
Altri dipinti, edicole e statue non sono comprese nell’elenco dell’Archivio parrocchiale. Ad esempio, sopra la porta carraia di una casa in via Cappuccini (ora via Diaz) vi era un affresco raffigurante San Francesco nell’atto di ricevere le stigmate, in via Madre Cabrini vi erano dipinti raffiguranti la Madonna della Cintura e l’Annunciazione di Maria e in altre vie molti altri ancora di cui si è persa memoria.
La grande importanza che hanno ricoperto in passato questi dipinti, oggi non è scomparsa del tutto.
C’è ancora qualcuno che tenta di continuare la tradizione, apponendo un’immagine sulla facciata della propria casa per dare all’edificio un rinnovato prestigio, come testimonianza di radici perdute. L’immagine di una dolcissima Madonna, posta in via Umberto I, proprio di fonte alla Basilica e un’altrettanto bella immagine di una Madonna su rame sbalzato, al n. 35 di via Nazario Sauro, ne sono l’esempio più concreto.
Prima che sia troppo tardi, sarebbe altresì necessario eseguire un censimento di questi segni del sacro, come alcune Amministrazioni comunali anche a noi vicine hanno predisposto, con l’intendimento, in questi momenti di confusione e di perdita dei valori, di salvare
i simboli della fede più tenera, più semplice e più familiare.
Antonio Saletta