“Chi premiamo quest’anno?”

Una riflessione a parte merita di essere fatta sul metodo di assegnazione degli attestati di riconoscenza civica. Chiariamo che non si vuole assolutamente aprire una polemica su questo o quel riconoscimento specifico. Ragioniamo piuttosto sulla procedura che ha come punto d’arrivo il conferimento degli attestati; tale procedura sembra soffrire di un vizio di forma che, se non ne invalida l’attendibilità di giudizio, quantomeno ne sminuisce il valore nel quadro della vita cittadina.
E il punto è proprio questo: l’attribuzione di una riconoscenza civica dovrebbe essere percepita come un momento alto della vita cittadina, in cui la comunità individua al proprio interno i singoli meritevoli di gratitudine e degni di essere eletti ad esempio, anche verso l’esterno, del proprio stile di vita sociale. Peccato che la comunità di cittadini, da questo meccanismo di scelta, sia sistematicamente tagliata fuori. Senza ombra di ironia, è veramente un peccato. Sarebbe interessante, infatti, anche a distanza di molti anni, leggere la storia della comunità anche attraverso le motivazioni che hanno portato al riconoscimento pubblico di stima verso determinati individui, prediligendo alcune categorie di persone piuttosto che altre.
Se sulla carta la partecipazione è assicurata dalla possibilità data ai cittadini, attraverso la raccolta di firme o semplici segnalazioni, di proporre candidati all’apposita commissione, nella realtà ci accorgiamo che termini e modi per presentare tali proposte negli ultimi anni non sono stati resi pubblici e l’iniziativa è sempre solo concessa a quei pochi frequentatori assidui del palazzo comunale, membri di maggioranza o di opposizione che siano, unici in grado di cogliere i tempi di questa prassi.
Il risultato è un crescente disinteresse da parte dei cittadini che ogni volta, arrivati in prossimità della festa del patrono, si chiedono “Chissà chi premieranno quest’anno?” quando invece sarebbe più sensato chiedersi “Chi premiamo quest’anno?”. Siamo realistici: non ci si aspetta ogni volta un plebiscito, solo la possibilità di prender parte a queste scelte.
Un’ultima considerazione: è proprio necessario, ogni anno, scovare qualcuno cui assegnare una benemerenza? Non è questo un modo per svalutare il riconoscimento, che accrescerebbe di valore e risulterebbe più ambito proprio in funzione della sua straordinarietà?
Sono, questi, solo suggerimenti e osservazioni che si spera possano dare lo spunto di riflessione utile a migliorare un sistema che senza dubbio può essere reso migliore. A tal fine, “Il Ponte” è sempre disponibile.
g.