Hobbies e passatempi barasini

Il magico mondo delle macchinine da collezione

La galleria delle meraviglie di Luigi Oppizzi fatta di oltre 1.500 macchine, motociclette, camion, ruspe, pullman e treni

Luigi Oppizzi è nato a Sant’Angelo 55 anni fa. “in via Barasa” precisa immediatamente, per sottolineare quel senso di appartenenza romanticamente retrò, che oggi tende a svanire. Entrare in casa sua è un po’ come varcare la porta del mondo dei sogni. Il primo impatto è con un lunghissimo mobile a vetrina, alto fino al soffitto, in cui sono esposte gran parte delle sue oltre 1.500 macchinine da collezione. Una passione coltivata sin da bambino, che si è raffinata a partire dagli anni Settanta e che oggi lo porta sulle fiere di mezza Italia alla ricerca dei modelli più rari e preziosi.
La galleria delle meraviglie di Luigi Oppizzi, un santangiolino simpaticissimo, farebbe invidia a qualsiasi bambino. Sognare ad occhi aperti si può, gettando lo sguardo proprio su quella lunga vetrina, in cui il collezionista ha sistemato un vero patrimonio. Ci sono macchinine introvabili, motociclette, auto di Formula Uno, lunghi camion dai colori sgargianti, ruspe in miniatura ma con un’impressionante numero di dettagli.
Non può mancare poi la collezione dei pullman, una sorta di deformazione professionale in casa Oppizzi, dal momento che Luigi ha sposato una discendente dei Paiòn, la famiglia Cerri che per de-cenni ha rappresentato gloriosamente il mondo delle “corriere” a Sant’Angelo.

Luigi Oppizzi mostra, con orgoglio, alcuni pezzi della sua invidiabile collezione di macchinine

Fermarsi alla prima vetrina sarebbe però riduttivo: basta fare pochi passi, lasciare la grande anticamera e raggiungere il salotto per trovare altre due ampie vetrine, che contengono a loro volta qualche centinaia di modellini. Ci sono i camion degli anni Trenta che si vedono in molti film americani e che servivano per il contrabbando dell’alcol nel periodo del protezionismo, un’infinità di automobili sportive, alcuni prototipi che non sono mai stati prodotti in serie ma che le case automobilistiche hanno presentato ai vari saloni internazionali unicamente come esercizio di stile.
Le macchine - spiega a questo punto il grande ideatore della collezione - mi sono sempre piaciute. Quando ero bambino andavo con i miei amici fino al ponte sul Lambro: ci giravamo di spalle rispetto alla strada e facevamo a gara a chi riconosceva più modelli dal solo rumore dei motori. In quel periodo, alla fine degli anni Cinquanta, passavano soprattutto Fiat 600, le prime 500 e le ultime Balilla. Non mancavano però nemmeno Lancia e Alfa Romeo”.
La passione per il mondo dei motori ha portato Luigi Oppizzi a circondarsi di modellini in scala 1:43 (la maggior parte), 1:24 (i più grossi e meglio rifiniti), 1:87 (i piccoli camion che sono un vero fiore all’occhiello).
“Le prime macchinine, negli anni Sessanta, arrivavano direttamente da Milano. Il nostro punto di riferimento era l’edicola del ponte (in piazza Vittorio Emanuele), dove c’era un’intera vetrina che la signora Mariella riempiva dei modelli più belli. Le mie prime auto sono state delle Politoys in plastica, un marchio italiano di Varese. I prezzi? Poche lire, dalle 120 alle 250”.
Poi il passo decisivo, negli anni Settanta, quando Luigi decide di fare sul serio e dare vita ad una rigorosa collezione di tipo statico, cioè di modellini senza motore, che ben si prestano però ad essere ammirati.
“La prima auto comprata a Lodi è stata una Dusemberg in metallo, un marchio francese ancora molto attivo. Negli anni ho perfezionato la collezione puntando sul mio settore preferito: le Fiat e in generale tutte le auto italiane. Ho tanti modelli della Mebetoys, che poi si è trasformata in Burago e che ora è stata dichiarata fallita. Un peccato, per un marchio che quasi era più famoso all’estero che in patria. Tra i marchi lombardi ci sono però anche tanti modelli della Brumm e Rio. E poi ancora alcune auto sono della Mercury (piemontese), della Ediltoys e della Icis, tutti marchi oggi scomparsi. Le macchinine più ricercate poi, sono naturalmente quelle d’epoca, quelle degli anni Sessanta i cui marchi oggi non esistono più perché scalzati dalla concorrenza. Un esempio? L’americana Hotweells, che produce a prezzi competitivi dei bellissimi modellini in scala 1:24”.
Proprio i modelli delle case produttrici americane sono tra i più affascinanti. Oppizzi mostra un ripiano, con oltre 200 auto statunitensi. Ci sono le auto presidenziali (e tra queste quella dell’attentato a Kennedy) e le auto più curiose, come una Ford e una Cadillac che non ha acquistato in Italia, ma si è fatto arrivare direttamente dagli Stati Uniti.
“Un capitolo a parte è poi quello dei camion: ne ho circa 200 in scala 1:43 e 1:87. I modelli sono italiani e stranieri, dall’Iveco alla Mercedes. E poi ho anche alcuni treni della Rivarossi e della Lima, che hanno la caratteristica di essere molto costosi”.


Proprio il mondo delle quotazioni, delle fiere e dei mercatini in cui, quasi furtivamente, si incontrano i veri collezionisti, merita di essere approfondito. “Le fiere oggi sono tante, tra cui quella di Novegro che è davvero bella e quella del nuovo polo fieristico di Rho - Pero. Soprattutto nei mercatini può capitare di trovare il pezzo mancante, ma ci vuole una grande pazienza. Io mi sono spinto fino a Frosinone, ma è stato un caso. E in novembre si è tenuta la fiera di Padova, che è altrettanto valida. In tutti questi luoghi di ritrovo se uno è bravo un affare lo riesce sempre a concludere. Certo, occorre stare molto attenti al prezzo ed essere abili a trattare. Ci sono ad esempio dei modelli in latta del primo Novecento (macchine, tram), prodotti dalla Gunterman, oppure delle auto in plastica della italiana Pocker (anni Sessanta) che vengono valutati dai 300 ai 1000 euro”.
E mentre parla, Oppizzi non distoglie lo sguardo dalla lunga vetrina posta all’ingresso, mostra i modelli più curiosi, li accompagna a grandi volumi traboccanti di illustrazioni che descrivono un mondo magico. Poi si lascia andare ad un’ultima confidenza: “Pulisco personalmente con un pennellino, le mie 1.500 macchine. Le sollevo dagli scaffali una alla volta e le spolvero. E mi creda, quando mi dedico alla mia passione, il tempo passa come se volasse”.

Lorenzo Rinaldi