Viaggio in Burkina Faso di "Africa Chiama"
Un ponte verso l'Africa nel nome della solidarietà

E' estremamente facile cadere nella retorica di frasi del tipo "Finché non vedi non te ne puoi rendere conto" oppure "E' proprio un altro mondo".
E' facile e anche magari fuorviante, perché possono contribuire a creare una immagine stereotipata e semplificata della realtà di un Paese come il Burkina Faso: ma è quello che viene istintivamente da dire una volta di ritorno a chiunque chieda impressioni e pareri sulla prima esperienza africana.
E' proprio un altro mondo, e finché non vedi non te ne puoi rendere conto, al di là delle immagini televisive, delle foto, dei racconti e delle testimonianze: perché (ancora retorica!) ci sono cose che dell'Africa non possono es-sere descritte e comunicate in modo appropriato.

Sotto: il gruppo dei volontari santangiolini con Santino Maietti, Tanino Meazza, don Carlo Granata, e Massimo Ramaioli

Il caldo secco, la polvere, il vento che soffia dal deserto ("armatan"), l'aria che si respira in Africa. Gli spazi infiniti cui non siamo abituati, la visione dell'acqua che appare totalmente diversa in un luogo che conosce otto mesi di siccità l'anno, la terra brulla, secca e sterile. L'erba gialla bruciata dal sole, gli alberi, radi e sparsi, ma maestosi e dalle forme per noi inusuali: ogni baobab sembra meritare una foto.
E' più o meno questo il paesaggio in cui è immersa la parrocchia di Toessé, nata come missione del Gruppo Missionario "Africa Chiama" e ora luogo in cui una volta l'anno i membri del gruppo si recano per dedicarsi alla supervisione dei progetti avviati e per la preparazione di nuovi.
Descrivere in poche righe l'attività di Africa Chiama è tutt'altro che facile, soprattutto per il campo in cui la sua attività si svolge, quello della cooperazione allo sviluppo di un paese economicamente povero.
L'incontro tra due realtà così dissimili come un piccolo centro dell'Africa nera e una cittadina della ricca Europa meriterebbe, da solo, un discorso a parte.

Sopra: Santino Maietti presidente di "Africa Chiama" e l'assessore Simona Malattia, inaugurano la scuola elementare di Tiebelè

Quello che però sicuramente si può affermare è che dopo anni e anni di incontri, esperienze, conoscenze acquisite, Africa Chiama si muove bene e interagisce in maniera efficace con il piccolo centro dell'Africa nera. Così bene che la collaborazione è andata estendendosi a tutta la diocesi di Manga, cui Toessé appartiene.
E non è difficile notare la stima di cui i suoi membri godono presso la gente del posto, segno che effettivamente l'opera di Africa Chiama ha aiutato queste popolazioni e che queste se ne sono rese conto.
Un aiuto che non è carità, compassione o un indefinito "vogliamoci bene": è un aiuto pensato per mettere in grado quelle popolazioni di gestire meglio le risorse della propria terra e le proprie risorse personali.
Molti dei progetti realizzati da Africa Chiama e quelli in procinto di essere avviati sono volti principalmente a risolvere il cronico problema della mancanza d'acqua: le piogge torrenziali da maggio ad agosto sono l'unica fonte certa di acqua per la zona, e tale acqua deve essere disponibile tutto l'anno, per la coltivazione in primis.
Ecco che allora sono stati realizzati pozzi per varie comunità nella zona di Toessé, e altri pozzi saranno realizzati per la parrocchia di Zabrè, 150 chilometri di strada sterrata a sud-est di Toessé, a testimonianza dell'aumentato raggio d'azione del gruppo missionario.
Più importanti dei pozzi e vero punto di svolta per l'agricoltura del Burkina Faso sono i "barrage", termine francese che indica la costruzione di un argine per raccogliere l'acqua piovana e creare così un piccolo bacino artificiale col quale irrigare tutto l'anno le coltivazioni che sorgono presso di esso.
Proprio durante quest'ultimo viaggio in Burkina Faso Africa Chiama ha avviato un progetto per un nuovo, imponente barrage cui parteciperà, oltre naturalmente alla diocesi di Manga, anche una organizzazione non governativa tedesca, la Misereor: progetto per cui i finanziamenti giungeranno in maniera consistente anche dall'Unione Europea, a testimonianza questo della professionalità del lavoro di Africa Chiama.
L'allocazione ottimale delle risorse disponibili è un requisito fondamentale dell'azione del gruppo santangiolino, essendo dette risorse relativamente scarse e decisamente in pericolo di disperdersi in mille rivoli (spese inutili, cavilli burocratici, incidenti di percorso di varia natura, ecc…) se non ben controllate.
Parallelamente allo sviluppo delle risorse naturali del territorio, si affiancano una serie di progetti alla persona: è di quest'anno l'inaugurazione di una scuola elementare a Tiebele (100 chilometri da Toessé), realizzata con il concorso del Comune e della Provincia e intitolata a Madre Cabrini; mentre da vari anni funzionano presso Toessé e Manga centri di formazione professionale di varia natura, tra cui un corso di economia domestica per ragazze - particolarmente importante data la giovane età cui le ragazze burkinabè si sposano o hanno figli, senza avere spesso sufficienti nozioni di base per poter affrontare una simile responsabilità.
Naturalmente, tutte queste attività sono aperte a chiunque senza discriminazione in base alla religione, in un paese dove la metà della popolazione è ancora seguace di culti tradizionali e il rimanente è equamente diviso tra cattolici e musulmani (invero un esempio mirabile di convivenza).
Un'espressione come "paese in via di sviluppo" mette in qualche modo in pace la coscienza, poiché indica in qualche modo un processo che è iniziato e che, dandogli tempo, porterà il paese verso un futuro migliore.
Non è però così semplice: tale processo va aiutato e sostenuto, per quello che si può fare, per evitare che deragli - e per un paese africano deragliare è decisamente facile.
Opere relativamente piccole, rispetto ad una scala nazionale, come quelle di Africa Chiama danno sicuramente un aiuto in questo senso.
Un passo per volta.

Massimo Ramaioli

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