Hobbies e passatempi barasini
Canarini che passione

Nel 1402 il Regno di Castiglia diede formalmente il via alla conquista delle isole Canarie. Dovette essere una grande delusione, poiché a fronte del poderoso sforzo bellico ed economico che li tenne occupati per tutto il secolo, gli spagnoli, sull'arcipelago, non trovarono alcun giacimento di oro o altri metalli preziosi. Decisero quindi di dedicarsi, oltre che allo sterminio delle popolazioni indigene, alla cattura e al commercio di quei graziosi uccelletti canterini che furono nominati "canarini".
Bastarono pochi anni perché tale commercio si diffondesse in tutta Europa, e in particolare in Francia, Olanda e Inghilterra, dove le cifre per l'acquisto di questi animali raggiunsero livelli ai quali solamente alcuni ricchi potevano permettersi di accedere.
La facilità dei canarini di riprodursi in cattività fu una delle caratteristiche determinanti per la loro diffusione, e anche quella che permise poi di cominciare a selezionarli ed ibridarli con altre specie, al fine di ottenere quella varietà pressoché infinita di colori e forme che siamo abituati ad attribuire alla razza.

Carletto Mascheroni mostra orgoglioso uno dei suoi numerosi canarini, che alleva nel giardino di casa. Ha iniziato da ragazzo, la sua è una passione che dura ormai da cinquant'anni

A Sant'Angelo gli appassionati canarinicoltori sono oltre una ventina. Tra di loro, uno dei più esperti è senz'altro Carlo (Carletto) Mascheroni, che dissipa ogni mio dubbio sull'origine di questa specie: "Il canarino che possiamo dire 'originale' è solo quello che vive e si riproduce sulle isole Canarie, ed è di colore verde. Tutti quelli che noi comunemente chiamiamo canarini, in realtà sono uccelli che non esistono in natura, ma sono nati dal lavoro degli ornicoltori". Pare che il primo incrocio attestato sia quello con il cardinalino del Venezuela, uccello dal piumaggio rosso, che ha dato vita al primo canarino giallo e da cui discendono tutte le altre sfumature oggi conosciute.
Mascheroni, che ha cominciato ad allevare da ragazzino con qualche gabbietta sul balcone e ha alle spalle una cinquantennale esperienza, oggi si prende cura, nel cortile di casa, di una voliera che conta una settantina di esemplari, "Ma sono arrivato ad avere più di 50 coppie" tiene a precisare, "oltre ai pappagalli, cocorite…" e una casupola speciale per i piccioni viaggiatori.
Gli ornicoltori amatoriali che si appassionano ai canarini lo fanno in particolare per portare i propri soggetti alle mostre, che si tengono sempre nel periodo invernale: "Dopo la muta" spiega Mascheroni, "che finisce a ottobre, le esposizioni continuano fino al periodo natalizio. Le mostre rispettano anche il periodo di riposo dalla covata, che avviene tra la fine di febbraio e giugno. Da ogni coppia nascono attorno agli otto novelli, che sei/otto mesi dopo la prima muta saranno a loro volta riproduttori. Diciamo che per avere buone speranze di ottenere soggetti competitivi, bisognerebbe avere almeno sette coppie di una specie".

Dino Trivellato, l'appassionato di canarini specializzato in ibridazioni. E' tra gli organizzatori della mostra divulgativa che ogni anno si tiene alla sala Girona

È consigliabile, infatti, per un allevatore, concentrare il lavoro su una delle tante specie di canarini esistenti. Quando gli chiedo i trucchi per allevare dei "campioni" da esposizione, Mascheroni mi risponde con due parole: "Alimentazione e igiene. I canarini sono come le persone: se stanno bene naturalmente, è inutile riempirli di vitamine o integratori che si crede aiutino la crescita. A proposito, mi è capitato nell'82 di partecipare ad un campionato del mondo in cui ho scambiato alcune mie coppie con quelle di un olandese, per poi scoprire che quei soggetti erano impossibilitati a riprodursi, riempiti com'erano di ormoni!".
La Foi (Federazione ornicoltori italiani) è l'ente che riunisce le associazioni locali sparse in Italia. Mascheroni, per lunga tradizione, è iscritto all'Apo (Associazione pavese ornitologi), mentre la maggior parte dei santangiolini fa parte della Bassa Lodigiana, costituita circa vent'anni fa.
Dino Trivellato è tra i santangiolini che organizzano, in settembre presso la Girona, una mostra divulgativa arrivata alla quarta edizione. Trivellato non è propriamente un canarinicoltore, ma è specializzato in ibridazioni: "Ho 28 soggetti che sono quasi tutti esemplari delle nostre zone" dice, "che incrocio tra loro e con i canarini". Ma l'ibridazione richiede sapienza, tempo e anche un po' di fortuna. Mi indica una coppia ingabbiata e dice: "Quelli sono un cardellino e un fringuello: per quello che ne so un incrocio così è riuscito una sola volta nella storia, il risultato è impagliato a Londra; se mi riuscisse sarebbe un primo posto da campionato del mondo! Alcuni allevatori impiegano anni per ottenere un solo canarino azzurro o nero. È un hobby che richiede lavoro, tempo…" e spazio, aggiungo io. "Ma sai" continua Trivellato, "c'è gente che alleva in una cantina o in terrazza. Io stesso ho cominciato con le sole due coppie che possedeva mio papà".
Lo spazio della casa che Trivellato ha adibito a voliera è tappezzato di riconoscimenti: "Come soddisfazione personale, mi manca solo un primo posto al campionato italiano. Per me partecipare alle mostre è parte essenziale di questo hobby; senza, mi sembrerebbe di fare una cosa a metà". Le mostre servono soprattutto al confronto, per imparare scambiandosi esperienze, "e anche se il premio in palio è solo una coccarda, se ne vedono di tutti i colori. Per esempio, c'è una specie che deve avere le zampe nere: portando in concorso un soggetto che aveva una macchiolina bianca, un allevatore gliel'ha colorata col pennarello, scoperto dal giudice perché l'inchiostro non era asciugato bene e aveva lasciato del nero sul trespolo. Ma in quei casi vedi fare delle figure talmente ridicole che ci sorridi e non ci pensi, e l'importante è continuare ad accostarsi alla propria passione in buona fede".
Trivellato ha a cuore anche la diffusione di questa passione tra i giovani, "ma ci vuole criterio. Se un ragazzo viene da me per avere i primi approcci all'allevamento, cerco di spiegargli quello che serve perché non faccia solo un'ammucchiata di penne, e quindi non si scoraggi dopo poco tempo".

Giuseppe Sommariva

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