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IL PONTE
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ANNO 6 - N.1 (Versione web - anno 3 n.1) NUOVA SERIE FEBBRAIO 2002

Commercianti Santangiolini

Storie di Famiglie

I Minestra

Giuseppe Minestra, classe 1889, apriva nel millenovecentodieci a S.Angelo il primo negozio di materiale elettrico. A soli ventun anni, con poca esperienza, ma con il pallino della luce, compra i locali dell'attuale civico 10, di fronte alla Basilica e assieme alla moglie intraprende un'avventura commerciale che terminerà novantun anni dopo, il ventiquattro novembre 2001.
Una storia che durerà per due generazioni, e lambirà tre secoli. Il tutto accomunato dall'abilità commerciale della famiglia Minestra, dalla passione per la vendita di Giuseppe e del figlio Ercole. Il primo, storico precursore di quel senso d'intraprendenza che caratterizzerà i santangiolini negli anni a seguire, rendendoli famosi come negozianti e ambulanti, il secondo catapultato fin dalla più tenera età in quella realtà, cui il padre aveva dato inizio ai bagliori del secolo, vendendo lampadine, valvole, lampadari, rari e ancora poco diffusi ai più, e raffinate, forse per via del nome francese, abatjours.
E proprio da una chiacchierata con Ercole Minestra e la moglie Mirella Trentani, a pochi mesi dalla chiusura di una delle più antiche attività commerciali barasine, vengono alla luce spaccati di vita vissuta, curiosità, personaggi e storie, che legano indissolubilmente il negozio dei Minestra al novecento del paese.
<< Mio padre Giuseppe iniziò nel 1910 – racconta il figlio Ercole- nel negozio che abbiamo usato fino a poco tempo fa. Nel millecinquecento in quei locali c'era una chiesa, e ancora oggi sul soffitto c'è un affresco che lo dimostra.
Al banco ci stava quasi sempre mia madre, Amelia Cordoni, mio padre si alternava in due differenti lavori. Oltre al negoziante faceva pure l'elettricista, girando in lungo e in largo il lodigiano, tra le cascine e i primi paesi che si dotavano di illuminazione elettrica.
In realtà il mestiere dell'elettricista mio padre lo imparò da solo, lavorando, provando e riprovando, fino a quando non veniva a capo ad un guasto.

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Uno dei primi apparecchi elettrici

Il suo era il primo negozio di materiale elettrico a S.Angelo, una vera novità. Totalmente differente da un negozio di oggi. Non vendeva elettrodomestici, ne televisioni, ma tutto il necessario per realizzare gli impianti, dalle trecce alle lampadine. Ricordo che costavano quattro lire e cinquanta centesimi>>.

Nei primi anni suo padre apportò un contributo notevole allo sviluppo dell'energia elettrica in una piccola realtà come S.Angelo. A proposito come erano illuminate le vie?
<< Negli anni venti erano poche le strade illuminate con la corrente, via Mazzini, via Umberto Primo, viale Partigiani e tutto il "pozzone", e naturalmente quella che oggi è via Madre Cabrini.
Il Comune aveva un contratto con la società Brioschi per la fornitura dell'energia. Prima dell'avvento dell'ENEL le due imprese concorrenti sul territorio erano appunto la Brioschi e la Est Ticino.
A S.Angelo è stato mio padre il primo a occuparsi dell'illuminazione delle prime vie – e mostra orgoglioso un documento del 1922 che lo attesta-, e lo si può vedere anche dalla prima targa affissa sopra l'ingresso del negozio: Minestra e Cordoni, impianti luce forza autorizzati dalla società Brioschi>>.


Suo padre Giuseppe ebbe quattro figli: due maschi e due femmine. Perché solo lei ha continuato con il negozio?
<< Io ero destinato a diventare un geometra, ma – come dice anche la moglie Mirella sorridendo- la poca voglia di studiare mi ha portato a frequentare solo i primi due anni dell'Agostino Bassi a Lodi.Mio padre allora mi mandò in Philips a Milano, perché a suo parere li avrei imparato il mestiere dell' elettricista meglio che con lui. Ed in effetti a Milano c'era molta disciplina. Nel frattempo però lavoravo nel negozio di famiglia, facendo gli impianti della luce. Ricordo ancora quando andammo sul campanile della Basilica per illuminarlo come pure quando con il "catafighi" cambiavamo le luci bruciate dell'illuminazione delle vie santangioline. Non tutte però, quelle di via Umberto, la via più importante del paese le cambiavamo a mano salendo su una scala.Poi la sera ci si ritrovava tutti a casa, sopra il negozio, dove ho abitato per molti anni. Mio fratello Ezio nel frattempo diventò ingegnere, conquistandosi pure una fetta di notorietà facendo il giro d'Europa con il motorino "moschito". Le mie due sorelle presero strade diverse da quelle dei nostri genitori: Lina fece la preside per anni in viale Montegrappa, mentre Maria diventò una professoressa. Io fui l'unico a continuare con mio padre, un po' per passione un po' perché gli studi non facevano per me.


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Ezio Minestra (primo da sinistra)
con la sua Moto

Nel 1960 mi sposai, e con mia moglie Mirella ho condiviso i molti sacrifici che la vita del negozio comporta>>.

Essere l'unico negozio di materiale elettrico avrà portato, oltre che tanti sacrifici anche qualche guadagno. Di preciso cosa vendeva e quali erano i clienti più importanti?

<<Innanzitutto fino agli anni cinquanta vendevo anche le bombole del gas. Butangas più precisamente. Ricordo ancora, arrivavano da Lodi. Ma non ero l'unico, anche Cassaghi della "costa" le vendeva. Le sue erano di Liquigas dell'Agip. Si potevano comprare anche in una qualsiasi ferramenta.
Ritornando all'attività principale del negozio, qui devo dire che mia moglie l'ha vissuta forse anche più di me. Io, come in precedenza aveva fatto mio padre ero sempre in giro, facevo gli impianti elettrici nelle chiese, come a Maiano, Salerano e Gugnano. Qui abbiamo realizzato anche l'intero impianto di illuminazione delle vie del paese.
Lavoravo molto nelle aziende agricole, la più importante era Ca de Rho, di Piero Saronio un industriale, proprietario tra l'altro della chimica di Melegnano. Nelle cascine ci occupavamo anche di idraulica, come ad esempio del problema di pescare l'acqua dai pozzi.
Comunque a S.Angelo nacquero pure altri due negozi di materiale elettrico: Fusari e Boeri. Quest'ultimo arrivò dopo, da Magherno.
Tutto sommato però c'è sempre stato lavoro per tutti, e anche se eravamo nella stessa zona, nel centro del paese, non si verificarono mai casi di concorrenza schiacciante. Io tra l'altro avevo l'esclusiva della vendita delle lampadine Osram, e dei prodotti dell'azienda Marelli, radio e motori elettrici. E poi fino all'avvento dell'Enel, dopo la seconda guerra mondiale, c'era pure l'illuminazione delle vie di S.Angelo>>.

Anche in tempo di guerra appunto, il suo negozio non ha mai chiuso, e anzi ha accompagnato il boom economico, degli anni cinquanta, con l'esplosione della vendita di elettrodomestici. Qual'è il motivo di tanto successo?

<<Grande volontà di fare- e qui il signor Ercole, come pure la moglie Mirella si animano particolarmente parlando di come e quanto hanno lavorato per il negozio -, come pure anni di grandi sacrifici. Il negozio era sempre aperto, c'erano i "viaggiatori" – i rappresentanti di commercio- che arrivavo a tutte le ore della giornata. Spesso anche a mezzogiorno, allora si mangiava dietro al negozio, per essere sempre presenti. E, mio padre Giuseppe, quando entrava la Guardia di Finanza mentre noi eravamo a tavola diceva di nascondere il vino e il salame, per non far vedere che ce la passavamo bene e evitare, pensava lui, che ci aumentassero le tasse. Comportamenti come questo sono caratteristici di molti commercianti santangiolini, quasi un marchio, un etichetta che, specialmente gli anni addietro li rendeva facilmente riconoscibili.
Il negozio non ha mai chiuso, neppure nei momenti peggiori, quando gli eventi bellici riducevano le vendite. E alla fine del secondo conflitto, con l'arrivo degli americani arrivarono anche gli elettrodomestici, un vero boom. La prima televisione che vendetti era statunitense, si chiamava "Andrea", era grossa come un comò e ci volevano quattro persone per trasportarla.
E poi, con la gente che aveva ripreso fiducia si moltiplicarono le vendite di lavatrici e frigoriferi. Soprattutto con questi facemmo davvero dei buoni affari>>.

Ventiquattro novembre 2001: chiusura definitiva del negozio. Segno dei tempi che cambiano?

<< Abbiamo chiuso per la concorrenza dei grandi centri commerciali, che riuscendo ad acquistare grandi quantità abbassano i prezzi. I piccoli negozi non possono sopravvivere. Ma se si guarda il mio negozio, ormai vuoto, si potranno vedere le due trombe, altoparlanti, con le quali per cinquant'anni suonavo la marcia nuziale e l'Ave Maria alle coppie di sposi ogni sabato. Negli ultimi anni però le trombe non suonavano più con regolarità ogni settimana, gli sposi erano diminuiti.>>.
Anche questo, aggiungiamo noi è un segno dei tempi che cambiano, raccolto inconsapevolmente dalla storia del negozio dei Minestra. E che, in maniera davvero buffa a pensarci, ha seguito l'evoluzione dello stile di vita del Novecento, rappresentando con i diversi prodotti venduti negli anni il progressivo benessere che S.Angelo ha conosciuto nel tempo.

 

Lorenzo Rinaldi

 

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