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IL PONTE
casa della cultura dei giovani
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ANNO 4 - N.5 (Versione web - anno 1 n.2) NUOVA SERIE NOVEMBRE 2000
Ex ospedale Delmati
Quale destino?


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E' ormai da anni che andiamo sottolineando sul nostro foglio lo stato di progressivo degrado dell'ex ospedale Delmati, un edificio del primo Ottocento che rappresenta un importante pezzo di storia della nostra comunità. Ma le risposte che abbiamo ricevuto da parte dell'amministrazione comunale sono state sempre vaghe e poco plausibili.
Dopo l'abbattimento della casa, di struttura ancora più antica, con i portici e i balconi di ferro battuto settecenteschi, sul lato nord-est di piazza Libertà, siamo ancora più preoccupati. Non vorremmo che anche l'ex Ospedale Delmati dovesse subire lo stesso destino, lasciandolo semplicemente all'incuria.
Ricordiamo che questo storico edificio, dopo il trasferimento dei servizi ospedalieri nel nuovo ospedale, ha ospitato per alcuni anni una succursale dell'Istituto tecnico industriale di Lodi. Quando la scuola venne chiusa, l'Ospedale rimase praticamente privo di qualsiasi altra funzione (salvo la parentesi degli anni in cui fu utilizzato come sede dei Vigili Urbani).
Circa otto anni fa venne inserito nel programma elettorale della maggioranza guidata da Crespi, come un edificio da ristrutturare per farne la sede del Comune, ma poi, ci si accorse che l'edificio era posto a tali vincoli d'uso da parte della Sovrintendenza alle Belle Arti che non se ne potè fare nulla. Questa tardiva presa d'atto da parte della maggioranza, a elezioni ormai avvenute, fu anzi uno dei più forti motivi di critica da parte delle opposizioni, cui la maggioranza non poté dare risposte. Solo che da allora non è stato più predisposto un progetto di intervento conservativo né un piano di riutilizzo di quell'edificio nell'interesse della nostra comunità.
Vi furono e vi sono proposte avanzate da parte di partiti e associazioni, finalizzate a trasformarlo in un centro policulturale che possa ospitare mostre, associazioni, concerti e che possa offrire più spazi alla biblioteca, in eterna sofferenza strutturale, facendone anche sede dell'archivio storico comunale: una sorta di "Casa della cultura", con occhio particolarmente rivolto alle esigenze della cultura giovanile.
Ma a queste generose proposte sono state sempre opposte da parte dell'Amministrazione comunale motivazioni di bilancio, con l'argomento che le fogne, l'illuminazione e le infrastrutture sono bisogni prioritari per la popolazione e quindi vengono prima della cultura.
Il problema è che questo argomento avrebbe potuto convincere se si fosse trattato di programmare gli investimenti di pochi anni. E' invece trascorso un decennio di giunte Crespi e questi argomenti, francamente, non sono più credibili, anche perché assistiamo da tempo a chiusure annuali del bilancio comunale con avanzi miliardari (cioè soldi incassati, ma non spesi). Sarebbe stato intellettualmente più onesto allora dire "a noi non interessa investire in strutture con funzioni culturali!". E basta. Il messaggio sarebbe stato più chiaro e i cittadini avrebbero potuto meglio valutare la mentalità di coloro che li amministrano.
Ogni volta è stata invece posta una qualche priorità "strutturale" che veniva prima della cultura e così Sant'Angelo, a differenza dei due altri comuni del Lodigiano di pari o poco maggiore popolazione (ricordiamo per esempio l'ospedale Soave di Codogno), non dispone ancora di una struttura adeguata ai bisogni culturali del paese, trovandosi con un biblioteca insufficiente ad ospitare gli stessi libri che annualmente vengono acquistati, penosamente accatastati in grossi pacchi lasciati sul pavimento; e con un archivio storico stipato male e disorganizzato.
E nel frattempo l'ex ospedale Delmati va in malora. Ci domandiamo: è ragionevole e dignitoso tutto questo in un paese civile coma Sant'Angelo, giustamente orgoglioso della propria identità e del suo patrimonio storico e artistico?

Angelo Montenegro

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